giovedì 10 settembre 2009

Trenta cani stipati in una masseria nella campagna di Carovigno

Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Ostuni hanno sequestrato l’immobile e gli animali.




Bari – 9 settembre.La notizia è fresca di stampa sui giornali e ancora una volta ci parla di abusi e maltrattamenti contro i cani.

La scena è quella della campagna di Carovigno e precisamente di un’antica e fatiscente masseria di circa 350 metri quadrati, in contrada Cantagallo. Siamo nei pressi di Santa Sabina, marina di Carovigno e località turistica frequentata sia da italiani che stranieri.

Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato grazie alle segnalazioni anonime di privati cittadini insospettiti dai continui latrati e lamenti provenienti dall’immobile hanno scoperto così un vero e proprio canile abusivo. Una trentina di cani meticci di piccola e media taglia erano ammassati a gruppi in piccole gabbie e alcuni portavano addosso segni evidenti di rogna.

Gli animali spaventati e aggressivi vivevano in condizioni igienico-sanitarie pessime condividendo, tra l’altro, gli angusti spazi con due carcasse di cani (morti da un tempo indefinito) il cui olezzo riempiva la struttura.

La masseria è stata posta sotto sequestro insieme agli animali che sono stati spostati nella struttura autorizzata «I giardini di Pluto» di Carovigno.

Dal punto di vista legale è stata sporta una denuncia contro ignoti per maltrattamenti di animali (art. 727 del codice penale) ma di certo le indagini dovranno chiarire le motivazioni che hanno indotto i responsabili a segregare gli animali nel casolare.

In attesa che le indagini siano concluse e la magistratura sia in grado di individuare le responsabilità e giudicare i fautori del canile abusivo di Carovigno, possiamo comunque esprimere alcune considerazioni sul fenomeno dei canili abusivi "fatti in casa" – sottolinea Mimmo Passaro, membro del direttivo regionale pugliese della Lega Nazionale del Cane, di cui riportiamo di seguito le attente valutazioni sul fenomeno e sulla situazione nostrana.

É consuetudine nelle nostre zone del Sud. - dove dilaga il randagismo - che gente impietosita dalle disperate condizioni in cui versano i cani vaganti, sia pure con il buono intento di sfamarli e abbeverarli ed alleviare le loro sofferenze, raccolga un certo numero di cani randagi rinchiudendoli in un sito (improvvisato canile) privo dei più elementari dispositivi di igiene e sicurezza, dentro il quale, a dispetto di tutte le leggi e norme vigenti in Italia, non può essere garantito loro il minimo benessere.

É evidente che, se da un lato costoro sottraggano i randagi ai disagi della strada, dall'altro non offrono agli animali alcun giovamento, anzi li penalizzano rinchiudendoli in spazi limitati, inadatti, sporchi e fatiscenti come ruderi di masserie o casolari isolati di campagna.

Nella fattispecie è singolare che solo grazie ad alcune segnalazioni anonime le Guardie forestali siano state portate al ritrovamento del canile improvvisato nella masseria diroccata di Carovigno. É peraltro pressoché impossibile censire tutti i cani randagi che gravitano nelle campagne e nelle masserie pugliesi a causa delle enormi dimensioni del fenomeno e del sottodimensionamento dei corpi di vigilanza preposti.

I pastori ed i coloni stanziali usano allevare dei cani randagi utilizzati prevalentemente per tenere in ordine le mandrie di buoi o i greggi di pecore al pascolo, ma anche per attività di "vigilanza notturna" sia per lo stesso gregge che per la difesa di casolari isolati.

I cani così vengono tenuti in promiscuità, senza la opportuna profilassi e senza il rispetto delle norme igienico-sanitarie: quasi mai vengono vaccinati, né tantomeno microcippati e/o anagrafati. Non vengono sterilizzati.

Il risultato è che molto spesso gli animali sono portatori di malattie contagiose ed in questi luoghi sporchi e fatiscenti, avendo la opportunità di accoppiarsi indiscriminatamente, si riproducono a dismisura alimentando quel fenomeno del randagismo che, invece, gli animalisti cercano di contenere nelle città con la pratica delle sterilizzazioni, appunto.

Ancora una volta però si è dovuto ricorrere alle strutture private per trasferire i cani malcapitati. Purtroppo le strutture comunali, gestite prevalentemente da associazioni animaliste, avendo da tempo superato la capienza consentita dalla legge regionale di 200 unità, non sono in condizioni di poter accogliere nuovi arrivi, anche in situazioni di emergenza come questa.

Ma c'è da riflettere: anche i canili privati scoppiano di cani fino all'inverosimile.

In conclusione, sarebbe opportuno che "donne e uomini pii" abbandonassero la pratica di raccogliere cani in strutture improvvisate e abusive, lasciando l'incarico alle istituzioni preposte, magari denunciando alle forze dell'ordine - possibilmente senza l'anonimato - i casi di abbandono e maltrattamenti.

Le istituzioni hanno il precipuo dovere di vigilare, monitorare e censire la popolazione canina, nelle città, nelle campagne e specialmente nelle masserie e casolari di coloni stanziali e di punire coloro che non rispettano le vigenti leggi.

Il fenomeno del randagismo può però essere contenuto a condizione che i Comuni e le A.S.L., in sinergia, investano nelle sterilizzazioni di tutte le cagne, anche di proprietà.



Marta Pierro

domenica 30 agosto 2009

“SENSIBILITA’ CHE SI FA SENTIRE: SIAMO SULLA STRADA GIUSTA” (Prof. Costantini)

E’ stata l’esperienza più emozionante di quest’estate. Giovedì 20 agosto 2009 abbiamo assistito alla liberazione di circa 30 uccelli(nello specifico 1 assiolo, 12 civette, 15 grillai, 4 gheppi e un balestruccio) il cui volo ha festeggiato sia il ritorno in libertà sia la salute ripristinata. La gran parte degli esemplari è stata raccolta da privati in precarie condizioni di salute, dovute ai motivi più disparati. Punto di riferimento per queste emergenze è l’Osservatorio Faunistico Regionale di Bitetto, che si occupa di ospitare gli animali (omeotermi, ovvero uccelli e mammiferi) e seguirne l’eventuale riabilitazione . Nei casi di traumi gravi dove è necessario un intervento, i soggetti vengono trasportati e ospedalizzati presso l’Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Produzione Animale, dove l’animale viene curato e sottoposto a scrupolosi esami (una sorta di day hospital) . L’iter riabilitativo segue diverse fasi, specifiche nelle modalità e nei tempi per ogni specie. Per ciò che riguarda gli uccelli, la prima è l’autonomia alimentare, raggiunta quando l’animale è in grado di nutrirsi da solo. In questa fase l’esemplare fa ritorno presso l’Osservatorio che lo segue verso la conquista del secondo step, ovvero l’autonomia per volare e procacciarsi il cibo. L’ultimo passo è quello del ritorno sul territorio: viene individuato un sito compatibile con le esigenza biologiche della specie e si procede all’emozionante rilascio.

Il concerto di collaborazioni tra Università, Osservatorio, Regione e LIPU ha lo scopo di reintrodurre la fauna autoctona sul territorio. Questo intento ha aperto la strada anche alla ricerca. Specie di “nicchia” come balestrucci, passeri o rondoni adesso hanno la possibilità di essere oggetto di studi più approfonditi, mirati a elaborare nuove metodologie sia da un punto di vista diagnostico che di tecniche di reimmmissione sul territorio. Un balestruccio è stato da poco liberato proprio al fine di sperimentare nuove tecniche di rilascio.

Il prof. Costantini ci spiega che è molto importante, per esempio, che i nidiacei non si abituino all’uomo mentre vengono assistiti dagli stessi operatori perché una volta reinseriti nel territorio conservino la loro “selvaticità” e si integrino alla perfezione con i loro simili, che non hanno mai avuto contatti con l’uomo. Così vengono assistiti con diverse tecniche volte a tutelare l’integrità etologica della specie: direct fostering, cross fostering e hacking.

Grazie a tutto questo da febbraio 2009 ad oggi sono stati rilasciati centinaia di uccelli tra cui anche un fenicottero (rilasciato presso Manfredonia), un riccio e un’istrice nel territorio compreso tra Altamura, Gravina e nei pressi del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Si è assistito a un aumento di areali, cioè, non solo la densità avicola sta aumentando, ma si sta diffondendo anche su territori in precedenza poco frequentati.

Si cerca anche di attuare attività di sensibilizzazione in direzione della tutela faunistica, non solo perché è giusto così ma anche perché è bene che tutti, e specie i bambini, sappiano che uomo e animali possono trarre benefici reciproci da una convivenza naturale e rispettosa: per fare un esempio, i grillai mangiano le cavallette, contribuendo in maniera significativa al controllo di questa specie infestante per l’uomo, mentre da parte sua, la Regione Puglia ha bandito il ricorso a pesticidi per cavallette perché dannosi per tante altre specie. E’ bene dunque scacciare credenze superstiziose senza fondamento che colpiscono in particolare i rapaci notturni, che oltre ad essere simpaticissimi, sono utili – come detto prima – a tenere sotto controllo la popolazione di specie infestanti, topi compresi.

Il Dott. Giglio – L.I.P.U. ci dice entusiasta che la sensibilità verso gli animali è in crescita, ed è tangibile. Ci sono persone che hanno percorso 150 km per portare al centro di Bitetto un rondone.

I volontari sono la linfa vitale delle attività di questo genere. Per chiunque voglia dare una mano – perché gli operatori, le guardie ecozoofile sono instancabili, ma il lavoro è tanto e chiunque può contribuire con la propria disponibilità – può contattare la L.I.P.U. che coordina le varie attività e spesso fa da tramite per il recupero dei volatili. Infatti bisognerebbe portare personalmente all’osservatorio gli animali in difficoltà, oppure dovrebbe occuparsene la polizia municipale. Quando questo non è stato possibile la L.I.P.U. si è preoccupata di far pervenire gli animali a Bitetto. Il numero dell’Osservatorio è 0809920283.

Insomma, sta pian piano succedendo quello che augurava Lucio Dalla in “L’anno che verrà” “….anche gli uccelli faranno ritorno”: speriamo che tutti gli esseri viventi e la natura godano sempre più del rispetto e dell’attenzione che meritano.





Ina Macina

lunedì 17 agosto 2009

Maya libera!

Maya libera

16.08.09

Carissimi amici di Maya,
siamo felicissimi di potervi comunicare che la nostra MAYA è in libertà !





Il sindaco ha firmato la richiesta di adozione da parte della Lega Nazionale per
la difesa del cane, supportata da 700 vostre firme, e pertanto Maya è divenuta
cane collettivo sotto la responsabilità della nostra Associazione.
E’ stato lungo e faticoso, credo che tirare fuori dalla galera un condannato
all’ergastolo sarebbe stato più facile, ma avevamo deciso che ci saremmo
riusciti e così è stato, la giustizia e l’amore per una volta hanno trionfato.
Adesso la nostra amica, se lo vorrà, potrà tornare a correre per Molfetta,
ritrovare i suoi compagni di branco a quattro…….e due zampe !
Io personalmente e tutti i volontari dobbiamo però rivolgere una preghiera a
tutti coloro che accudivano la nostra amica, per il suo bene e per rispetto nei
riguardi di chi adottandola si farà carico della responsabilità civile e penale
del comportamento della “ birbantella ” facciamo in modo che Maya non disturbi
nessuno, cerchiamo di ripulire dopo averle dato da mangiare e da bere, magari
facendolo in orari e in luoghi poco movimentati, insomma evitiamo che chi già
una volta ha voluto farle del male lo faccia ancora tornando a raccontare
sporche bugie sul suo comportamento aggressivo e pericoloso, se le vogliamo
veramente bene aiutiamola ad essere accettata da tutti.
Sono certa che il Buon Dio, nonostante qualcuno dei suoi…….ministri in terra,
ci e la aiuterà ad essere felice ed a restituirle la gioia e la serenità che le
era stata brutalmente rubata.
Perdonaci Maya se tanto tempo è passato, perdona chi non ti ama perché non
conosce l’amore e la pietà per tutti gli esseri del creato, perdona anche in
anticipo chi riderà di te e di noi leggendo queste righe ai quali non
risponderemo, e sii felice noi veglieremo su di te.
Ti vogliamo bene Maya

Il Presidente e tutti i Volontari della
Lega Nazionale per la difesa del cane sezione di Molfetta

mercoledì 5 agosto 2009

Una tipica giornata d'amore

SARA HA FINALMENTE UNA FAMIGLIA

Oggi è stata la giornata più calda dall'inizio di questa estate, ma non solo per noi, anche per i nostri amici a quattro zampe.

Squilla il telefono e pensi che sia qualcuno che ha deciso di adottare colui che diventerà il suo migliore amico, e invece senti che sono arrivati altri cani al Rifugio di Valenzano e che hanno bisogno di una casa.


Così noi dello staff della Lega del Cane raggiungiamo il Rifugio per fare delle foto che possano fare innamorare la gente di loro. Prima di fare le foto assistiamo alla pulizia del rifugio da parte di volontari straordinari ed anche ad una bella rinfrescata ai cani che mai come oggi sono stati così felici di stare sotto l'acqua.


All'improvviso inizia il concerto a suon di abbai dei cani, sinonimo dell'arrivo di qualcuno, e infatti suona il campanello. Vediamo entrare una famiglia di Taranto (padre, madre e due sorelle) che ci confermano la loro volontà di voler adottare un cane. Ma non un cane qualsiasi: un cane che magari è stato ancor più sfortunato degli altri.

Non passa molto tempo che vedono un meraviglioso mezzo bracco senza una gamba: Sara.

Decidono subito che Sara entrerà a far parte della loro famiglia. E' stato davvero emozionante vedere con quanto amore questa famiglia ha accolto subito Sara. Mentre una delle due sorelle compilava contenta il modulo di adozione, gli occhi dell'infaticabile Emma Melica (responsabile del Rifugio di Valenzano) nascondevano un velo di tristezza, che è stato subito compensato dalla gioia di aver trovato una casa anche a Sara.



Con la speranza che questa storia possa ripetersi, vi invitiamo a visitare la gallery della sezione di Valenzano, dove troverete le foto degli altri cani, ma soprattutto dei cuccioli che hanno bisogno al più presto di una famiglia come quella di Taranto.

Cecilia Pepe

martedì 21 luglio 2009

Denunciati torturatori di animali

Finalmente qualcosa si muove sul terreno della tutela dei diritti degli animali ad una vita dignitosa ed aumentano le denunce di maltrattamenti e crudeltà spropositate.

E’ di pochi giorni fa la scoperta di una vera e propria casa degli orrori a Colle Umberto, nel trevigiano, dove una donna teneva ammassati cani e gatti di razza e animali selvatici al solo scopo di farli riprodurre per lucrarci sopra. Per rivendere poi i cuccioli di esemplari di razze ricercate e di animali particolari come i cincillà, la donna stipava le povere bestie rinchiuse in gabbie accatastate una sull’altra, in condizioni igieniche indecenti, circondati da topi e parassiti. La scena era pressoché agghiacciante, con cani e gatti abbandonati tra le loro feci , ammalati o colpiti da infezioni, spesso denutriti. In seguito a numerose segnalazioni di privati e di associazioni animaliste la “secondina” di animali è stata denunciata dalla Polizia Municipale di Colle Umberto ed in seguito la procura di Treviso ha disposto il sequestro di tutti i detenuti ancora vivi (cani, gatti, calopsiti, cincillà, furetti e altri animali esotoci).

Sempre recentissimo è un altro caso in cui l’intervento della magistratura ha permesso il sequestro per maltrattamenti di una stalla a Sant’Anna d’Alfaedo, in provincia di Verona. Qui un‘asina, un cavallo, tre cani e ben cinque cinghiali sono stati sequestrati dal corpo forestale su disposizione del giudice delle indagini preliminari Taramelli, così come richiesto dal pm Vallerin. Il tutto è partito grazie ancora alla denuncia della Lega antivivisezione di Verona, che ha ottenuto la custodia degli animali, presentata un mese prima, portando sotto inchiesta il proprietario dell’immobile. In questo caso gli animali erano costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie molto carenti, al buio per buona parte dell’anno e in spazi angusti, con poca acqua putrida e cibo scadente. Basti pensare che i cani venivano alimentati con pasta cruda scaduta, gettata da una finestra all’interno del capannone dove erano rinchiusi, costretti su di un tappeto di escrementi.

Queste storie di orrore quotidiano potrebbero finire anche grazie alle innovazioni introdotte dalla legge del 2004 che fa evolvere il concetto di tutela degli animali, estendendone la protezione al trasporto, alla detenzione in condizioni inadeguate o all’incuria e al maltrattamento di animali da reddito. Quindi reati penalmente perseguibili che non necessitano della volontà di infliggere sofferenza, ma nei quali è sufficiente l’ incuria, l’insensibilità nei confronti di altri esseri viventi.

Comunque come sottolinea l’avvocato Cosimo Martino, referente della delegazione di Conversano della Lega Nazionale per la difesa del cane, “Sicuramente la legge 189 del 20 luglio 2004 rappresenta un enorme progresso sulla via del riconoscimento e della tutela dei diritti degli animali, anche se, ancora oggi, sotto il profilo propriamente normativo, non può parlarsi di diritti attribuiti agli animali in quanto soggetti; la loro tutela viene assicurata attraverso la difesa di altri valori e interessi riconducibili alla sfera umana, come appunto “il sentimento per gli animali”. L’attuale legislazione italiana, comunque, rappresenta uno strumento decisivo per la repressione di condotte criminose poste in essere in danno degli animali e che in passato erano ridotte a reati contravvenzionali o a circostanze aggravanti.”

“Ora”, aggiunge ancora l’avvocato dispensando qualche consiglio pratico, “perché la legge possa funzionare, è importante che tutti, istituzioni, associazioni di volontariato e cittadini facciano ciascuno la propria parte. Denunciare gli episodi di maltrattamenti o di uccisioni di animali, di cui si viene a conoscenza contribuisce ad evidenziare il disvalore giuridico e morale di tali condotte. I delitti contro il sentimento per gli animali sono procedibili d’ufficio, i privati cittadini, quindi, possono proporre denuncia di reato ai sensi dell’art. 333 c.p.p.; anche una denuncia contro ignoti, purché contenga una esposizione/descrizione dei fatti il più possibile rispondente ai dati reali di cui il cittadino è venuto, direttamente, a conoscenza e quindi sia priva di interpretazioni o suggestioni personali, può costituire, in alcuni casi, un input per ulteriori indagini. Nelle province in cui sono già presenti le guardie giurate zoofile, consiglio di rivolgersi con serenità ad esse, in quanto pubblici ufficiali e, quindi, competenti a ricevere denunce e segnalazioni relative ai delitti contro gli animali.”

Claudio D’Arconte

martedì 14 luglio 2009

Piccoli ecomostri sotto casa

Per ecomostro io non mi limiterei a definire un palazzone che offende la vista. Io considererei ecomostro tutto ciò che è immesso
sul territorio pericolosamente e in maniera innaturale, perciò includerei sotto questa definizione anche i rifiuti ingombranti e/o inquinanti che abbondano
praticamente ovunque.
Poichè non è raro avvistare frigoriferi, materiale edile, divani, pc per le strade di campagna, per le strade secondarie ma - attenzione - anche nel cuore dei centri abitati, spesso mi domando dov'è finito lo spirito ambientalista che tripudiava per l'abbattimento di "Punta Perotti". Se si è ambientalisti un giorno
è bene esserlo tutti i giorni e per tutti i tipi di cause.


La pratica incivile di abbandonare rifiuti indiscriminatamente è odiosa per tante ragioni. In primo luogo, è dannosa per la salute umana. In secondo
luogo, è una minaccia per la salute di moltissimi animali, anche domestici. Infatti, l'abbandono di un frigorifero o di un televisore in campagna implica
l'avvelenamento del suolo circostante, spesso coltivato. E' un serio pericolo per gli utenti della strada, è una minaccia per i cani, per gli uccelli, per tutti gli animali in cerca di cibo ma anche per le pecore che spesso pascolano in prossimità di queste piccole discariche.
Possono inquinare le falde acquifere con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Non da meno, posso prendere fuoco con risultati drammatici, come tristemente ha dimostrato la vicenda delle cagnoline di Bitonto...
In città una porta di vetro abbandonata nelle vicinanze di un bidone è un rischio non indifferente per un
un bambino che ci cammina vicino, come per le zampette dell'amatissimo cane di casa. Spesso si abbandonano mobili in sfacelo, con fasciame appuntito sporgente:vi sentireste tranquilli a camminare su questo vero e proprio campo minato??
Dal punto di vista estetico, poi, è chiaro che l'immagine del territorio viene seriamente compromessa da questi tristi spettacoli, che inoltre fanno percepire
la cittadinanza stessa come incivile.
Senza toccare per il momento il discorso dei tantissimi rifiuti riciclabili che non vengono differenziati in casa e che quindi si accalcano nei bidoni e nei dintorni, due sono le tipologie più pericolose dei rifiuti impropriamente abbandonati: quelli ingombranti e quelli inquinanti. I primi, come dice il termine stesso, sono quelli che occupano più spazio come i mobili; i secondi possono essere anche di piccole dimensioni ma sono delle vere e proprie bombe ecologiche.
A volte le due categorie si ritrovano nello stesso rifiuto, e torno a citare i frigoriferi, velenosissimi.
La disinformazione è una delle cause di questa cattiva abitudine. Pochi infatti sanno che ci sono dei servizi gratuiti per lo smaltimento di rifiuti, ma se leggete le indicazioni sui bidondi troverete i recapiti telefonici delle aziende che svolgono questo servizio. Posso dare diretta testimonianza dell'efficienza del servizio (perchè è falso che le cose non funzionano proprio mai), e comunque in caso di disservizio è possibile fare reclamo.
E' vero che i servizi per i cittadini vanno potenziati, ma è anche vero che spesso noi cittadini non sappiamo fare un corretto uso di quelli già esistenti.

Per determinati casi, poi, c'è un'alternativa che è il riutilizzo. Esistono centri di raccolta che selezionano determinate tipologie di oggetti - ovviamente ancora in buono stato - per destinarli, ad esempio, a famiglie in difficoltà. Sarebbe un modo di vivere più ecologico, ed è anche una buona occasione per donare qualcosa a qualcuno: ciò che a uno non serve più può essere motivo di sollievo per un altro, e non c'è niente di cui vergognarsi.

Ina Macina

Via i sigilli da Cicerale, gli animalisti protestano

13.07.2009

Kaput le associazioni, kaput il ministero, Kaput tutti i cani.

Ecco quello che da oggi sarà il futuro dell’ANIMALISMO ITALIANO !!!!!


Via i sigilli da Cicerale, fine del sequestro, tutto torna come prima, amici non è successo niente ci siamo sbagliati, li dentro nell’ OASI, come giustamente l’ha chiamata il sig. Cafasso, non è successo mai niente, mai cani affamati, mai maltrattamenti, mai cani inceneriti vivi, assolutamente niente di tutto questo, menzogne, cattiverie gratuite.
Il sig. Cafasso, ottima persona, che fino ad ora ha garantito a ben 96 comuni l’incolumità pubblica e da solo ha risolto il problema del randagismo di altrettanti esimii signori Sindaci, da oggi riprende la sua benemerita attività con la certezza di essere nel giusto meritatamente ribilitato dopo tante calunnie.
D’altra parte come si può non essere concordi se queste sono le conclusioni della ASL Salerno 3, della Procura di Vallo della Lucania, e di ben 96 Signori Sindaci???? Se lo Stato in tutte le sue articolazioni : Sanità, Giustizia, Pubblica Amministrazione ha concluso che quattro pazzi di Animalisti avevano, come al solito raccontato balle, delirato, avuto visioni.
Torniamocene a casa, anzi per la verità dovremmo sciogliere le nostre benemerite Associazioni, fare fagotto e tornare al paesello… perché scusate ma a cosa serviamo, ma dove pensiamo di andare ancora a farci prendere a palate di cacca in faccia ????????
Dovete spiegarci a cosa serve riscrivere la 281, se già l’attuale è quotidianamente disattesa, a cosa serve continuare produrre un numero esorbitante di LEGGI, DECRETI, CIRCOLARI, ORDINANZE, se non gliene importa un fico secco a nessuno ?
In Italia ai cani si può fare quello che si vuole : ammazzarli a bastonate, bruciarli vivi, avvelenarli, torturarli, abbandonarli…….e chi più ne ha più ne metta, sbizzarritevi pure tanto nessuno vi punirà mai statene certi.
I fatti parlano chiaro : i cani di Rieti sono ancora lì nelle mani dei loro aguzzini a morire di stenti e di malattie, quelli di Cicerale……anche, e l’elenco dei canili lager si arricchisce da nord a sud ogni giorno di nuovi adepti, forza c’è posto per tutti, abbiamo in questa nostra bella vergognosa Italia inventato un sistema rapido e sicuro per arricchirsi, è come vincere il superenalotto, anzi meglio, perché con i cani non c’è bisogno neanche della dea fortuna, è vincita certa, di randagi ce ne sono per tutti, soldi sicuri e senza fatica !!!
Cicerale doveva essere l’inizio di una nuova era per l’animalismo, era il simbolo del male, la vergogna delle vergogne da 20 anni, ora che le speranze di un futuro dignitoso per i nostri cani si sono spente, ora che tutti i Cafasso d’Italia rideranno di noi e faranno ancora carne da macello di tante povere creature, noi speriamo che chi poteva e doveva fare abbia per sempre sogni popolati da incubi, ululati di creature straziate dal dolore che urlano la loro disperazione a chi ancora una volta li ha traditi, noi speriamo che una giustizia Superiore, che non è di questa terra, punisca chi non ha fatto e doveva e poteva fare, noi speriamo che il rimorso per non aver visto quello che si doveva vedere e non si è visto, alberghi per l’eternità nel cuore dei colpevoli di tanta sofferenza.
Qualcuno dovrà spiegarci perché tutto questo, e se mai avrà il coraggio di farlo, dovrà dirci fin dove arrivano le convivenze, le collusioni, il potere della malavita, ma dovrà farlo guardando negli occhi ogni cane di Cicerale mentre scheletro agonizzante nel fango chiede pietà prima di essere gettato vivo in un inceneritore per 70 euro.

Lega Nazionale per la difesa del Cane – Coordinamento Regione Puglia