giovedì 10 settembre 2009

Trenta cani stipati in una masseria nella campagna di Carovigno

Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Ostuni hanno sequestrato l’immobile e gli animali.




Bari – 9 settembre.La notizia è fresca di stampa sui giornali e ancora una volta ci parla di abusi e maltrattamenti contro i cani.

La scena è quella della campagna di Carovigno e precisamente di un’antica e fatiscente masseria di circa 350 metri quadrati, in contrada Cantagallo. Siamo nei pressi di Santa Sabina, marina di Carovigno e località turistica frequentata sia da italiani che stranieri.

Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato grazie alle segnalazioni anonime di privati cittadini insospettiti dai continui latrati e lamenti provenienti dall’immobile hanno scoperto così un vero e proprio canile abusivo. Una trentina di cani meticci di piccola e media taglia erano ammassati a gruppi in piccole gabbie e alcuni portavano addosso segni evidenti di rogna.

Gli animali spaventati e aggressivi vivevano in condizioni igienico-sanitarie pessime condividendo, tra l’altro, gli angusti spazi con due carcasse di cani (morti da un tempo indefinito) il cui olezzo riempiva la struttura.

La masseria è stata posta sotto sequestro insieme agli animali che sono stati spostati nella struttura autorizzata «I giardini di Pluto» di Carovigno.

Dal punto di vista legale è stata sporta una denuncia contro ignoti per maltrattamenti di animali (art. 727 del codice penale) ma di certo le indagini dovranno chiarire le motivazioni che hanno indotto i responsabili a segregare gli animali nel casolare.

In attesa che le indagini siano concluse e la magistratura sia in grado di individuare le responsabilità e giudicare i fautori del canile abusivo di Carovigno, possiamo comunque esprimere alcune considerazioni sul fenomeno dei canili abusivi "fatti in casa" – sottolinea Mimmo Passaro, membro del direttivo regionale pugliese della Lega Nazionale del Cane, di cui riportiamo di seguito le attente valutazioni sul fenomeno e sulla situazione nostrana.

É consuetudine nelle nostre zone del Sud. - dove dilaga il randagismo - che gente impietosita dalle disperate condizioni in cui versano i cani vaganti, sia pure con il buono intento di sfamarli e abbeverarli ed alleviare le loro sofferenze, raccolga un certo numero di cani randagi rinchiudendoli in un sito (improvvisato canile) privo dei più elementari dispositivi di igiene e sicurezza, dentro il quale, a dispetto di tutte le leggi e norme vigenti in Italia, non può essere garantito loro il minimo benessere.

É evidente che, se da un lato costoro sottraggano i randagi ai disagi della strada, dall'altro non offrono agli animali alcun giovamento, anzi li penalizzano rinchiudendoli in spazi limitati, inadatti, sporchi e fatiscenti come ruderi di masserie o casolari isolati di campagna.

Nella fattispecie è singolare che solo grazie ad alcune segnalazioni anonime le Guardie forestali siano state portate al ritrovamento del canile improvvisato nella masseria diroccata di Carovigno. É peraltro pressoché impossibile censire tutti i cani randagi che gravitano nelle campagne e nelle masserie pugliesi a causa delle enormi dimensioni del fenomeno e del sottodimensionamento dei corpi di vigilanza preposti.

I pastori ed i coloni stanziali usano allevare dei cani randagi utilizzati prevalentemente per tenere in ordine le mandrie di buoi o i greggi di pecore al pascolo, ma anche per attività di "vigilanza notturna" sia per lo stesso gregge che per la difesa di casolari isolati.

I cani così vengono tenuti in promiscuità, senza la opportuna profilassi e senza il rispetto delle norme igienico-sanitarie: quasi mai vengono vaccinati, né tantomeno microcippati e/o anagrafati. Non vengono sterilizzati.

Il risultato è che molto spesso gli animali sono portatori di malattie contagiose ed in questi luoghi sporchi e fatiscenti, avendo la opportunità di accoppiarsi indiscriminatamente, si riproducono a dismisura alimentando quel fenomeno del randagismo che, invece, gli animalisti cercano di contenere nelle città con la pratica delle sterilizzazioni, appunto.

Ancora una volta però si è dovuto ricorrere alle strutture private per trasferire i cani malcapitati. Purtroppo le strutture comunali, gestite prevalentemente da associazioni animaliste, avendo da tempo superato la capienza consentita dalla legge regionale di 200 unità, non sono in condizioni di poter accogliere nuovi arrivi, anche in situazioni di emergenza come questa.

Ma c'è da riflettere: anche i canili privati scoppiano di cani fino all'inverosimile.

In conclusione, sarebbe opportuno che "donne e uomini pii" abbandonassero la pratica di raccogliere cani in strutture improvvisate e abusive, lasciando l'incarico alle istituzioni preposte, magari denunciando alle forze dell'ordine - possibilmente senza l'anonimato - i casi di abbandono e maltrattamenti.

Le istituzioni hanno il precipuo dovere di vigilare, monitorare e censire la popolazione canina, nelle città, nelle campagne e specialmente nelle masserie e casolari di coloni stanziali e di punire coloro che non rispettano le vigenti leggi.

Il fenomeno del randagismo può però essere contenuto a condizione che i Comuni e le A.S.L., in sinergia, investano nelle sterilizzazioni di tutte le cagne, anche di proprietà.



Marta Pierro